Inflazione: l’impatto sui liberi professionisti

Abbiamo svolto un sondaggio su un campione di 2000 professionisti iscritti al nostro portale per avere un quadro degli effetti causati dall’aumento dell’inflazione nel 2022. Quanto l’inflazione e il conseguente aumento dei prezzi hanno inciso sul lavoro dei professionisti di ProntoPro? E quanta è la fiducia nei confronti del nuovo governo e del futuro? Ecco i risultati della nostra ricerca.

Grande preoccupazione per tutte le categorie professionali

Le categorie intervistate spaziano dai servizi per la casa, che includono idraulici, elettricisti, imbianchini, ai settori di fotografia e videomaking, alle lezioni private, a quello del benessere e cura della persona, ai servizi informatici, fino alla categoria degli autonoleggi. Ne emerge un quadro economico di grande preoccupazione per la propria professione che riguarda il 65% del totale degli intervistati.

Quanto ha inciso l’aumento dei costi delle materie prime?

L’aumento del costo delle materie prime (come gas, luce, materiali da costruzione, etc.), è stato percepito dal 97% dei professionisti intervistati, la maggior parte segnala un aumento dei prezzi del 30% e sebbene il 48% dei professionisti abbia avvertito l’impatto del caro vita in modo rilevante, ben il 63% del campione intervistato afferma di non voler aumentare i costi a tutela dei propri clienti.Sebastian, titolare di un'impresa toscana che si occupa di installazione e manutenzione ordinaria e straordinaria di caldaie domestiche e industriali, iscritto al nostro portale, ha commentato: “stiamo cercando di non alzare troppo i costi perché sappiamo che i rincari pesano anche sulle famiglie e non solo sui liberi professionisti come noi".

In quale regioni il livello di preoccupazione è più alto?

A livello regionale l’apprensione per la situazione economica attuale è sentita maggiormente dai professionisti che operano in Sicilia, Puglia, Campania e Piemonte, dove una percentuale compresa tra il 70 e il 75% si dice preoccupata.Il Veneto invece, è la regione che ha meno fiducia nelle manovre che attuerà il governo a supporto di professionisti e delle PMI: il 73% rivela poca fiducia, la media nazionale si ferma intorno al 50%.

Quali settori sono stati maggiormente colpiti dall’inflazione?

Uno dei settori che nel 2022 ha manifestato maggiore sofferenza è quello dei Motori, di cui fanno parte autoscuole, servizi di cambio gomme, di revisione macchina, insieme al noleggio veicoli, entrambi già messi precedentemente in crisi dalla guerra in Ucraina che ha causato la carenza di materie prime e poi l’aumento del carburante, portando i consumatori a rivedere i propri acquisiti e priorità. Per il 75% di loro, l’aumento dei prezzi ha inciso molto e in maniera negativa sulla propria attività lavorativa, la percentuale per le altre categorie professionali si attesta invece sul 50%.Anche il settore delle Lezioni Private sottolinea una forte apprensione, il 48% dei professionisti impiegati in questa categoria di servizi afferma di essere “molto” preoccupato, 16 punti percentuali in più rispetto alla media. “Le prospettive non sono molto buone perché le famiglie stanno tagliando su ciò che viene considerato superfluo, e un corso di lingua al momento lo è – racconta Paolo, insegnate di francese – prima della pandemia la mia clientela era costituita soprattutto da studenti delle scuole superiori, ora le famiglie sono quasi scomparse, riesco a lavorare solo con grandi aziende, che ovviamente però sono la minoranza rispetto alla mia clientela potenziale”.

Di quanto sono aumentati i prezzi dei servizi?

Chi ha deciso di aumentare i prezzi (37% del campione) lo ha fatto con un rincaro di circa il 20% in più rispetto al periodo pre-inflazione, per risolvere uno scontento che gli incentivi statali non hanno colmato.Nell’industria dell’organizzazione eventi, per esempio, si riscontra che il 70% dei lavoratori ritiene le agevolazioni statali “molto poco” o “poco” utili.La testimonianza di Laura, cantante iscritta al nostro portale, nel settore “Eventi”, conferma i risultati del sondaggio: "A fronte di quello che è successo si vive con molta incertezza, chi lavora nel mio settore ha paura che la pandemia possa tornare a livelli critici e che quindi il governo decida di bloccare ancora le nostre attività”, e prosegue, “Pur di lavorare e cercare di recuperare il tempo e il denaro perso alcuni colleghi scelgono di svendersi a prezzi molto bassi, una reazione che logora tutto il settore. Da questi fattori derivano la mia preoccupazione e il mio pessimismo”.

In quale fascia d’età si riscontra un livello di preoccupazione più elevato?

Dai dati che abbiamo raccolto, il 69% dei professionisti nella fascia d’età 20-35 anni esprime una preoccupazione elevata per le conseguenze dell’inflazione, essendo questa anche la categoria maggiormente a rischio di disoccupazione; il dato invece scende al 63% nella fascia 35-50 anni. Sono i professionisti più giovani, infatti, quelli che hanno applicato più di altri un aumento di prezzo dei propri servizi professionali (una scelta che coinvolge il 44% di loro), la percentuale si abbassa al 34% nel caso della fascia 50-60enni.Ne consegue che il range di età con maggiore fiducia nelle manovre messe in atto dal governo sia quello dei professionisti tra i 50 e 60 anni, il 46% è “molto fiducioso” o “fiducioso” nelle manovre future, mentre all’altro capo della forbice i 20-35enni evidenziando “poca” e “molto poca” fiducia, con una percentuale che si avvicina al 70% dei giovani coinvolti nel sondaggio.

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