Quali richieste giungono più frequentemente da parte degli sposi, prima di un servizio fotografico per il giorno delle nozze?
La frase “tormentone” è certamente: "Mi raccomando fammi venire bene in foto!". Ma, al di là delle battute, i servizi fotografici per i matrimoni sono molto cambiati in questi ultimi anni, niente più foto in posa, niente posizioni studiate. L’unicità e le caratteristiche di ogni coppia è ciò che tutte le coppie vogliano che traspaia dalle fotografie; la tecnica di ripresa da “reportage” è quello che serve per documentare l’evento, con tutte le sue sfaccettature ed emozioni. Trovo che questo sia l'aspetto fondamentale: ogni coppia deve riconoscersi nelle immagini, deve creare un rapporto di serenità e fiducia con il fotografo e, soprattutto, deve essere tranquilla il giorno del matrimonio. E’ fondamentale il rapporto tra i componenti della coppia, ovviamente, ma anche con parenti, amici ed invitati: ridere, scherzare, piangere per la commozione... ognuno di questi è un dettaglio che renderà unico il loro racconto.
Quali sono le differenze sostanziali tra il lavorare come fotografo per un matrimonio e come fotografo per un book?
Basandomi fondamentalmente sul reportage, ritengo che un book e un matrimonio siano due lavori completamente diversi. Ma anche questo dipende dal fotografo a cui viene posta questa domanda; chi è più legato ad uno stile basato sulla “moda" probabilmente la differenza non sarà poi tanta.Per me è radicalmente diverso. Un servizio fotografico per un matrimonio è il racconto del giorno più importante della vita di due sposi, in tutte le sue sfumature. Ritengo necessario immergermi pienamente nell'atmosfera e, da questa, farmi trasportare: utilizzando ottiche tele, che permettono di stare a distanza dall'azione, riesco a fare il mio reportage, raccontando momenti unici della giornata. Allo stesso tempo non rinuncio a “rapire” per un po’ i miei sposi, in modo da poter far loro delle foto di coppia. Faccio sempre in modo che anche queste, comunque, siano spontanee e naturali: si ride, si scherza e gli sposi hanno un po' di tempo per riprendere fiato per poi ritornare dagli ospiti.E’ del tutto diverso lavorare con modelli professionisti rispetto a lavorare con degli sposi: per me è fondamentale fare amicizia con loro al fine di creare un legame di fiducia reciproca.Mi è capitato di ritrovare coppie a distanza di anni, per bere un caffè insieme o per fotografare altri momenti importanti della loro vita, come una gravidanza o la nascita di un figlio.
Cosa consiglieresti ad un giovane fotografo che si appresta a fotografare un matrimonio?
E' una domanda che mi sta a cuore, perché anche io sono una "giovane fotografa".Non improvvisate, siate consapevoli di avere una grande responsabilità, il racconto di un giorno importantissimo. Faccio un esempio banale ma esplicativo, non si può dire "la rifacciamo" parlando della foto dello scambio degli anelli, è un momento irripetibile.Prima di iniziare a scattare da sola ho seguito mio padre, fotografo professionista da oltre vent'anni, ad ogni singolo servizio di matrimonio, per un anno intero.Per il primo anno da professionista non ho chiuso occhio la notte prima di ogni matrimonio, adesso è la mia professione da tre anni. Dormo, fortunatamente, ma resta comunque una grande emozione.Bisogna saper fare posa, reportage, ritratto, still life, praticamente tutto. E' più complesso di ciò che sembra.Il mio consiglio è solo uno: lasciar perdere se non ci si sente sicuri al cento per cento, visto che è un giorno per sua natura irripetibile!Per me è stato fondamentale imparare sul campo da mio padre, frequentare workshop, parlare con altri fotografi, studiare il loro modo di lavorare, cercare ispirazione in tutto; in modo da avere basi solide sulle quali costruire il mio modo di vedere e interpretare la realtà.Ansel Adams diceva "Tu non fai una fotografia solo con la macchina fotografica. Tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato" e io credo sia proprio così, serve la passione, sperimentare, imparare dai grandi del passato e del presente e trovare la propria visione personale.
4. Quali sono le differenze sostanziali, a livello di preparazione e strumenti, nel lavorare in indoor o outdoor?
Dipende dallo stile del fotografo e dalla sua attrezzatura. Io, se posso, lavoro sempre in luce ambiente, non uso flash, avendo macchine fotografiche estremamente sensibili e ottiche luminose che me lo permettono. E’ anche una questione di gusto personale, uso il flash a notte fonda o durante il ricevimento, quando la luce naturale non basta più.Per me la macchina è un'estensione del mio occhio, è un modo per raccontare quello che vedo e sento nel giorno del matrimonio dei “miei” sposi.Intervista con il fotografo realizzata a Selene Pozzer, giovane fotografa vicentina, specializzata in servizi fotografici per matrimoni.
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