Oggi abbiamo intervistato Giampiero Ortenzi: fotografo di architettura e beni culturali che ci ha introdotto questo genere fotografico.
Come è nata la tua passione per la fotografia?
Le prime emozioni le ho avute da bambino guardando l’album di famiglia, ma “l’innamoramento” è avvenuto alla vista di una fotografia di un bambino, poteva avere la mia stessa età 7 o 8 anni, dietro una rete di un campo di concentramento nazista. In quel momento ho percepito con esattezza lo straordinario potenziale della fotografia. In quello scatto vidi un’infinità di elementi che mi hanno permesso di immaginare un mondo a me sconosciuto. Così ho corteggiato la fotografia fino a farne la mia professione.
Sei un fotografo di architettura e beni culturali, un genere non molto diffuso. Come mai lo hai scelto?
La mia attuale specializzazione, Arte e Architettura, è solo uno dei settori nei quali mi sono cimentato. Ho lavorato a lungo nella pubblicità specializzandomi nello still life in grande formato, ma anche reportage e ritratto. Nel corso degli anni il mercato della fotografia è completamente cambiato, ma la fotografia di beni culturali, “Arte” e “Architettura” ha ancora una validità,. Lavoro spesso alla documentazione fotografica dei restauri di affreschi, quadri, scultura e mi piace molto avere l’opportunità di vedere da vicino opere di grandi personaggi come Raffaello, Caravaggio, Artemisia Gentileschi, Signorelli. Naturalmente non sempre si ha a che fare con i grandi nomi ma è sempre molto interessante un rapporto stretto con l’arte.
Quali sono gli elementi essenziali per immortalare un bene culturale in tutta la sua bellezza?
Restituire la bellezza delle opere è il vero “mestiere” del fotografo. Se si ha che fare con un quadro, ovvero un soggetto bidimensionale, è indispensabile essere fedeli all’originale quanto più possibile, soprattutto nella riproduzione dei colori. Se invece si tratta di sculture la faccenda si fa interessante, le scelte del fotografo sono fondamentali, la scelta dell’inquadratura e delle luci sono determinanti per un buon lavoro. Per questo è fondamentale la conoscenza tecnica, della cultura relativa all’arte, buon gusto e sensibilità alla bellezza.
Quali sono le differenze tecniche che esistono fra la fotografia di architettura e di beni culturali?
L’architettura e la scultura si somigliano, entrambe sono corpi che riempiono uno spazio con forme, con la scultura puoi, nella maggior parte dei casi, illuminarla con le luci da studio; con l’architettura, diversamente, devi scegliere il momento buono, serve molta pazienza, una bussola per conoscere il percorso del sole e ancora una volta la conoscenza della materia. Anche gli strumenti sono gli stessi seppure usati con qualche differenza. Un obbiettivo decentrabile è fondamentale nell’architettura, ma è utile anche negli still life quindi nella scultura, non possono mancare gli obiettivi grandangolo anche molto spinti. Anche i teleobiettivi trovano una loro ragion d’essere, ma il loro uso è meno frequente. In entrambi generi è indispensabile il cavalletto. Le maggiori differenze sono nell’approccio con il soggetto.
Ringraziamo Giampiero per le preziose informazioni. Per vedere i suoi scatti visitate il sito www.ortenzifoto.it