In questo articolo vedremo quali sono gli elementi comuni a tutte le start-up che sono riuscite a sfondare ed a farsi conoscere.
Secondo lei quali sono gli elementi che una star-up deve avere per poter funzionare?
Se parliamo di successo su un ampia scala, i fattori devono essere i seguenti:
scalabilità
capacità di attirare investitori
predisposizione al cambiamento continuo
Ma vi sono anche realtà piccole, innovative, che non rispondono di queste caratteristiche e che tuttavia costituiscono aziende di successo. Non diventeranno mai unicorni ma sono buoni esempi di come concepire, strutturare, far crescere un progetto d’impresa.
La massima, ormai utilizzata da molti, con cui Steve Jobs esortava gli studenti di Standford “Stay hungry, stay foolish” è ancora una buona sintesi di quello che intendiamo. La voglia di restare costantemente aggiornati, famelici di novità e nuove sfide e mantenere quella giusta dose di follia che spesso spinge a scelte ambiziose, sono prerequisiti indispensabili per lo startupper di oggi.
Ci sono degli elementi comuni tra tutte le start-up che hanno avuto successo?
Sicuramente, ma si differenziano moltissimo da settore a settore di business. probabilmente l’ingrediente iniziale comune è il coraggio, poi la determinazione dei founders, infine una visione globale.
Da aggiungere a quanto detto vi è il fattore “money”, che fa sicuramente la differenza. Anche l’idea più geniale e ben gestita a livello di lancio, se non può godere di una buona base di finanziamenti per garantirle il giusto investimento di marketing, non riesce a svettare.
Da qui l’abilità degli
ad accedere alle numerose possibilità di finanziamento che oggi vi sono a disposizione (capitale proprio, crowdfunding, banche o istituti di credito, venture capitalist o business angels).
In cosa una start-up si distingue da una azienda tradizionale?
Per la sua giovane età, l’apporto innovativo e l’idea nuova che ne ha ispirato la nascita.
Il termine è un po’ abusato al momento, per estensione si è arrivati a definire “
” qualsiasi nuova avventura
iscritta al registro delle imprese ma il suo significato originario è piuttosto “nuova impresa che ha in sé una forte dose di innovazione e che è configurata in modo da crescere rapidamente secondo un business model scalabile e ripetibile”.
Quale consiglio darebbe a qualcuno che vuole aprire una start-up?
Farsi seguire nei vari step da professionisti competenti altrimenti si rischia di buttare soldi ed energie per seguire semplicemente una passione. Comune a molti fallimenti, vi è la scarsa “lucidità” dello startupper in merito al business model costituito.
Intraprendere scelte dettate dal cuore piuttosto che dalla ragione è errore frequente.
Innamorarsi della propria idea e crederci con determinazione è necessario ma altrettanto necessario poi è stilare un business plan sostenibile, trovare fondi importanti per investire nei giusti settori, assumere una squadra vincente scegliendo le persone più adatte, stringere partnership strategiche, etc.
Mi racconta di un progetto che l'ha particolarmente colpita?
Riceviamo ogni giorno decine di comunicati stampa dall’Italia e dall’estero, ogni storia ha un suo perché ed alcune sono particolarmente avvincenti. Chi parte con pochi fondi e con una squadra di volontari e diventa grande è sicuramente chi ci colpisce di più, ma vi sono centinaia di case history interessanti su
.
Con un computer puoi cambiare il mondo, è proprio vero. Mark Zuckerberg, Sean Parker, Elon Musk e i loro amici sono gli esempi più celebri. Ma ci sono anche Andrew Mason di Groupon, Ben Chestnut di Mailchimp, Caterina Fake di Flickr,… che hanno inventato piattaforme che usiamo quotidianamente.
Si ringrazia Chiara Scovacricchi per il tempo che ci ha dedicato.