Se sei alle prese con dei lavori di ristrutturazione non puoi farti scappare questo articolo!Abbiamo intervistato Alessandro Mezzina che ci ha fornito moltissimi consigli estremamente utili su come affrontare dei lavori di ristrutturazione.
Ciao Alessandro, presentati ai nostri lettori; di cosa ti occupi?
Ciao Maria, prima di parlarti un po’ di me vorrei ringraziarti per questa intervista. Visto il modo in cui siamo venuti in contatto, tramite il mio blog ristrutturazionepratica.it, la tua richiesta per me significa che, sebbene il sito sia ancora giovane, sto facendo un buon lavoro nel diffondere le buone pratiche con cui bisognerebbe affrontare la ristrutturazione della casa.Sono un architetto e ho uno studio associato di architettura e urbanistica a Salerno insieme ad altri due colleghi e a svariati collaboratori sia interni che esterni. Il nostro studio ha un raggio di azione abbastanza vasto: da grandi interventi pubblici fino alle ristrutturazioni di piccoli appartamenti. Ognuno al suo interno è specializzato in un settore in modo da fornire le massime competenze possibili e io sono la persona che si occupa principalmente della ristrutturazione residenziale.
Quando è importante ascoltare il committente mentre si realizza un progetto e quando invece l'architetto deve "imporre" la propria esperienza?
Nella domanda hai posto l’accento è su due aspetti fondamentali: l’ascolto e l’imposizione. Personalmente ritengo che ci sia un terzo elemento che assume un ruolo centrale nella ristrutturazione di una casa: la condivisione.In ogni mio progetto tutta la comunicazione con i committenti è incardinata su questi tre aspetti.L’ascolto è fondamentale. Ogni volta che progetto e seguo una ristrutturazione ho sempre ben presente che la casa su cui sto lavorando non è la mia, e quindi non deve rispecchiare i miei gusti personali ma quelli dei committenti, cioè le persone che realmente vivranno un lungo tratto di vita al suo interno.L’ascolto assume un ruolo centrale nella primissima fase del progetto, quella di impostazione, in cui è indispensabile recepire, nei limiti del possibile, tutti gli spazi ed esigenze che vengono raccontate. E allo stesso modo risulta fondamentale ascoltare le idee del committente sulle finiture e scelte di stile.E proprio questa fase di ascolto è un primo fondamentale momento, sia per il tecnico che per il committente: si può capire se la collaborazione potrà avere un seguito proficuo o meno. Provo a spiegarmi meglio: personalmente, per quanto voglia accogliere idee e gusti del mio committente, non riuscirei mai a realizzare una ristrutturazione in cui sono totalmente opposti ai miei. Ho i miei riferimenti in termini di stile e design che fanno parte intimamente del mio modo di progettare. Sono consapevole del fatto che se dovessi affrontare la progettazione andando contro quello in cui credo non sarei in grado di dare il meglio negli interessi del mio committente.Questa riflessione ci porta direttamente al secondo punto cardine: la condivisione.Una volta ascoltato il committente, man mano che si sviluppa il progetto, questo si deve fondare sulla condivisione. Non è possibile presentarsi da un committente e dirgli “tieni questo è il tuo progetto e vedi di fartelo piacere”.Per questo dopo la prima fase di ascolto mi piace confrontarmi con i miei committenti su quale direzione deve prendere il progetto. Grazie a questa collaborazione le soluzioni progettuali nascono sempre in modo molto naturale.Chiaramente c’è un intrecciarsi continuo delle richieste dei committenti con l’esperienza del tecnico in merito a soluzioni progettuali specifiche, a impianti e tecnologie da adottare e alle finiture da scegliere per dare un aspetto unitario e coerente alla casa.Se il rapporto che si è creato è di fiducia le indicazioni che vengono date dal progettista non sono viste come imposizioni ma come consigli per riuscire ad ottenere il meglio dalla casa e soddisfare i desideri.Il terzo punto-cardine di ogni lavoro è tutto ciò che è necessario imporre al committente. È una cosa che non amo fare ma chiaramente sono scelte dettate dal cercare il bene sia della casa che del committente. Generalmente tendo a impormi per due soli aspetti: quello normativo-burocratico e quello della sicurezza del fabbricato.Per aspetto normativo-burocratico intendo il rispetto non solo della normativa tecnica, quella che ad esempio disciplina le dimensioni minime degli spazi abitativi o la realizzazione degli impianti, ma soprattutto quello legato alle pratiche edilizie da fare e al rispetto di specifiche imposizioni di legge.Purtroppo c’è una tendenza diffusa in Italia a cercare di aggirare le leggi in campo edilizio, probabilmente perché viste come una scocciatura, per paura che facendo le cose in regola si rischi una maggiore vessazione, per il timore di un allungamento dei tempi, per non voler spendere soldi “inutilmente”.È vero: la burocrazia italiana è complessa e mastodontica. Alle volte anche a me che svolgo questo lavoro quotidianamente sembra sia una montagna quasi impossibile da scalare.Ma questo non ci autorizza ad aggirarla, anche perché le conseguenze potrebbero essere peggiori dei presunti benefici. Non sono rari casi di vicini scocciati dai rumori dei lavori che fanno una segnalazione e mandano un controllo in cantiere. Se le carte non sono a posto le multe sono salate.In particolare faccio una guerra quasi quotidiana con imprese e committenti in merito all’importanza di essere scrupolosi nel campo della sicurezza sui cantieri.Purtroppo pochi committenti vengono informati delle responsabilità che si assumono sotto questo punto di vista quando iniziano i lavori di ristrutturazione. La legge è chiara: il responsabile della sicurezza di un cantiere è il committente. Per quanto questa cosa sia assurda, perché oggettivamente un committente non può avere nozioni di sicurezza sui luoghi di lavoro, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia facendo finta di non vedere. Soprattutto perché tali responsabilità hanno un rilievo penale.Per far comprendere di cosa stiamo parlando alle volte racconto cosa è capitato a dei miei conoscenti in un cantiere che per fortuna non stavo seguendo io. Dovevano ristrutturare un’attività commerciale per aprire il locale dei loro sogni e si sono affidati a cuor leggero ad un’impresa senza chiamare un tecnico che li seguisse e tutelasse. L’impresa gli ha fatto iniziare i lavori senza pratica edilizia e senza fare tutti gli adempimenti relativi alla sicurezza. Dopo pochi giorni dall’inizio dei lavori un operaio è morto sul cantiere. Il locale è stato subito sequestrato, i lavori sono stati bloccati e loro hanno dovuto rinunciare a realizzare il loro progetto. Ma la cosa più grave di tutte è che ora il committente si ritrova a dover girare tra avvocati col rischio di un’accusa per omicidio colposo perché era lui il responsabile dei lavori e non ha adempiuto ai suoi doveri relativamente alla sicurezza nel cantiere.Uno degli obblighi che in quasi tutti i cantieri deve essere ottemperato da parte dei committenti è quello di nominare un responsabile per la sicurezza: se non viene fatto si rischiano sanzioni che prevedono l’arresto da tre a sei mesi o una sanzione pecuniaria da € 2.500 a € 6.400. Questo nel caso in cui tutto vada bene durante i lavori. In caso contrario si può rischiare un’accusa per omicidio colposo.Spero di non aver terrorizzato troppo i lettori con questa storia ma purtroppo la complicata legge italiana non ammette ignoranza.L’altro aspetto in cui mi impongo durante una ristrutturazione è tutto ciò che riguarda la sicurezza del fabbricato: mi riferisco in particolare alle strutture portanti degli edifici. Ho visto spesso imprese intervenire senza alcuna remora su elementi strutturali di un edificio per soddisfare le bizzarre richieste dei committenti. Ti sto parlando di demolizioni di pilastri e altri elementi portanti. Oppure di tracce, fori passanti di grande dimensione e nicchie realizzate su travi e pilastri per permettere il passaggio di tubi e impianti di vario genere. Questi interventi, anche quelli che sembrano più insignificanti, non devono assolutamente essere fatti: le strutture esistenti non devono essere toccate, se sono state fatte in un certo modo c’è un motivo. Il patrimonio edilizio italiano è fragile e alle volte se leggiamo di crolli e danni è anche a causa degli azzardi che vengono fatti nelle ristrutturazioni.Ritengo che la sicurezza di chi abita in uno stabile sia molto più importante dei capricci di un committente quindi, come prassi, nelle ristrutturazioni non intervengo e non faccio intervenire mai sulle strutture di un fabbricato, soprattutto se il lavoro avviene in un condominio.E se proprio la cosa si rivelasse indispensabile tutti gli interventi devono essere regolarmente verificati da uno strutturista con relativo progetto e depositati agli uffici tecnici regionali quando necessario.
Potresti dare qualche consiglio utile a chi debba affrontare una ristrutturazione per la prima volta? Cosa fare per non incorrere nelle solite fregature?
Non sono rare le volte che vengo contattato da persone che mi chiedono qualche consiglio su come portare avanti la propria ristrutturazione, che si trovano in un momento di impasse, che non sanno come gestire le imprese a cui si sono rivolte.A tutte queste persone faccio sempre una domanda prima di approfondire i loro problemi: “hai dato incarico ad un progettista?”È una domanda di cui conosco già la risposta ed è quasi sempre negativa.Il motivo è che ormai il mercato delle ristrutturazioni è totalmente incentrato sulle imprese: i committenti quando vogliono ristrutturare casa nove volte su dieci non si rivolgono al tecnico ma chiamano direttamente un’impresa, magari consigliata da qualche parente. E all’impresa, oltre al preventivo (che chiaramente non è basato su un progetto quindi alquanto aleatorio) chiedono “dobbiamo fare anche la CILA? E quanto costa? Non mi faccia pagare tanto!”L’idea di rivolgersi prima ad un tecnico non viene presa in considerazione. Questo è probabilmente l’errore più grande che si possa fare in una ristrutturazione: il progettista è l’anello di unione tra committente ed impresa ed è l’unica figura che tutela realmente gli interessi del committente.Le imprese conoscono bene come funzionano le cose e hanno sempre dei tecnici di riferimento a cui fanno preparare la pratica edilizia per il committente che glielo chiede.Il committente è convinto di aver risparmiato ma in realtà chi è molto più contento sono le imprese. Infatti, se il tecnico viene pagato da loro, quali interessi difenderà?C’è un evidente conflitto di interessi. E per risparmiare poche migliaia di euro c’è il rischio di veder salire i costi dei lavori di molte decine di migliaia di euro. Oltre alla concreta possibilità di multe salate per lavori fatti non in regola, o per la mancanza di documentazione o autorizzazioni.Purtroppo quando racconto queste cose in giro le persone spesso non mi credono, ma sono situazioni che capitano frequentemente. Proprio poco tempo fa un collega mi ha raccontato cosa stava succedendo in una ristrutturazione che è riuscito a riprendere per i capelli.Il committente ha fatto esattamente come ho descritto poco fa: si è rivolto direttamente all’impresa per eseguire i lavori di ristrutturazione di casa propria e quest’ultima ha dato compito ad un suo tecnico di fiducia di preparare le pratiche edilizie. Il collega mi ha raccontato che questo tecnico aveva sbagliato procedura, non aveva fatto gli adempimenti per la sicurezza e in qualità di direttore dei lavori aveva autorizzato opere che avevano causato un danno al committente. Il tutto solo perché gli era stato imposto dall’impresa (che era il suo reale datore di lavoro).Fortunatamente il committente ad un certo punto si è accorto di cosa stava succedendo e ha cacciato l’impresa rivolgendosi al mio collega. Ora stanno lentamente sistemando i danni già fatti, ma chissà come sarebbe andato a finire quel cantiere...Quindi, per rispondere alla tua domanda, un committente che affronta per la prima volta una ristrutturazione deve prima di tutto trovare un progettista competente e che abbia già eseguito delle ristrutturazioni di interni.Un committente, proprio perché non fa questo lavoro di mestiere, non può avere tutte le nozioni necessarie per gestire autonomamente una ristrutturazione e venire fregato dall’impresa di turno è molto semplice. Il tecnico è l’unico valido supporto che può trovare per evitare perdite di tempo, di soldi e fregature.Naturalmente è importante che un committente abbia anche voglia di informarsi e capire le cose, ma non può pretendere di sostituire qualche ora di lettura su internet ad anni di pratica sul campo. Partirà sempre svantaggiato nei confronti di chi fa questo mestiere da una vita. Inoltre oggi c’è il problema di riuscire a distinguere tra le informazioni valide e quelle inutili e fuorvianti: la rete ha dato modo a tutti di raccontare la propria verità e spesso voci non autorevoli prendono il sopravvento su quelle che invece lo sono. Per questo un errore da non commettere è quello di prendere per oro colato tutto ciò che si trova in rete; bisogna invece affidarsi sempre a dei professionisti.Ringraziamo moltissimo Alessandro per aver risposto alle nostre domande.