Videomaker e fotografo sono figure differenti non solo sul lato professionale ma anche personale: i primi raccontano storie, i secondi immortalano attimi.
Parlaci della tua storia. Dove è nata la passione per la fotografia e il videomaking?
La passione per la fotografia e’ nata dentro una piccola camera oscura, questo posto ormai dimenticato e ricco di poesia.Mio padre era un fotografo amatore ed aveva allestito una piccola sala pose all’interno della nostra soffitta. Così insieme a lui tra vaschette, liquidi e termometri ed il buio della stanza, illuminati solo da questa luce ad infrarossi, le fotografie venivano fuori.
Qual è il processo di realizzazione di un videoclip/cortometraggio?
Il processo di realizzazione di un videoclip rispetto alla fotografia è completamente diverso: se nella fotografia l’importanza è dentro il singolo fotogramma e tu devi condensare tutto in quel frame, nel videoclip e nel cortometraggio c’e’ una storia che ha bisogno di essere dilatata nel tempo.Sono, dunque, processi inversi: la fotografia contrae il tempo, il cortometraggio lo espande.Oggi si tende ad uniformare tutti i media, in realtà ogni linguaggio ha un valore a sé stante. Ogni media ha la sua importanza e la sua struttura.Nel videoclip è la canzone che deve primeggiare, le immagini devono rimanere in sottofondo, ma mi accorgo che spesso in molte realizzazioni ciò non viene rispettato.Nel cortometraggio deve primeggiare la storia e la scrittura per immagini; nella fotografia, invece, tutto dura un'istante.Sono operazioni molto difficili e complicate.
Quali sono le capacità, professionali e personali, che una persona deve avere per diventare un videomaker?
Oggi un videomaker non sa solamente padroneggiare una videocamera, ma sa usare un buon software di editing e di compositing.Vista l’importanza che ha il video all’interno del mondo che viviamo, un videomaker oltre ad essere un buon tecnico, deve sapere raccontare una storia. Questa operazione deve avvenire nel giusto tempo, essendo il videomaker anche un esperto di economia e di marketing.
Ti occupi di documentari. Quali sono le tecniche di ripresa e fotografiche più adatte per questo genere?
Basandomi sulla mia esperienza nell'ambito della regia di documentari, posso dire che il documentario deve avere una bella storia al suo interno.Spesso però questa non basta affinché il documentario abbia successo: bisogna saper vendere il prodotto.Le tecniche sono quelle del racconto, cercando di rappresentare la realtà senza l’utilizzo di una ricostruzione filmica della scena.Oggi ci sono mille tecniche per girare un documentario, puoi utilizzare anche delle camere palmari che ormai girano in 4k e registrare l’audio con dei registratori portatili.Quello che vedo, tuttavia, è un eccesso di tecnica e un vuoto nei contenuti: non basta avere l’ultimo modello di camera per fare un buon documentario o un buon film. Ci vuole un atteggiamento d’amore verso la storia che racconti.
Hai un progetto di cui sei particolarmente entusiasta? Ti va di raccontarcelo?
Un progetto di fotografia che sto ultimando ha come tema la violenza di genere: le immagini che ho realizzato fanno parte di una raccolta dove una modella racconta il dolore della violenza attraverso le sue labbra cucite.E’ un progetto di cui vado particolarmente orgoglioso ed ha riscosso un buon successo, perché quello che fa male non è la violenza ma il silenzio che spesso ne deriva. Ringraziamo il fotografo e videomaker Francesco Lo Bianco per la gentile intervista rilasciata a ProntoPro.