Abbiamo intervistato per voi Alessandro Branca appassionato ed esperto professionista nell'ambito della fotografia. Con semplici scatti riesce a farci conoscere le persone riprese sulla pellicola.
Sul tuo sito ci sono moltissime fotografie di volti. Cosa ha di speciale per te questo tipo di fotografia rispetto agli altri generi?
Sul mio sito personale ci sono solo volti perché è il genere di fotografia che maggiormente mi interessa. Mi interessano i tratti somatici delle persone. A volte, se sono in mezzo a una via, mentre sto, per esempio, aspettando qualcuno mi estraneo e comincio ad osservare tutte le persone che passano, come in una sorta di film; è sorprendente come siano differenti tra loro tutte le facce e mi piace vederle come in un morphing. Adoro fantasticare sulle loro vite ed associare un'emozione a ciascun volto. E' per questo che fotografo le persone, mi interessa la loro vita e la loro storia. Su sito www.alessandrobranca.it ci sono fotografie commerciali, di moda e beauty, ma l'ossessione per i volti va ben oltre: i miei Hard Disk sono pieni di ritratti di gente comune, fotografati a Milano nel mio studio ma anche ritratti di gente, ancora più interessanti, in giro per il mondo che potete trovare su www.facebook.com/studio64K.
Quali altri generi fotografici ti appassionano e perché?
La fotografia è interessante tutta senza eccezioni, ma il ritratto è per me un fatto di comunicazione, di dialogo fra tutti gli esseri umani. Non a caso il complimento più bello che mi è stato fatto durante la mia carriera fu durante una mostra che ho fatto qualche anno fa con ritratti di giovani contadini dell'Oltrepò Pavese; mi fu detto: “Grazie Alessandro, questa sera non abbiamo visto delle fotografie, ma abbiamo conosciuto delle persone”. Fu per me il pieno raggiungimento dell'obiettivo! Chiaramente il percorso che mi sentirei di consigliare a chi comincia, a chi ha la passione della fotografia è quello che ho fatto io. Ho frequentato diverse scuole, ma soprattutto ho fatto l'assistente fotografo per quasi 10 anni e devo tutto quello che ho imparato a tutti i professionisti con cui ho collaborato. Da ognuno di loro ho imparato qualcosa, ho preso ciò che mi sembrava giusto e scartato quello che secondo me non lo era.Soprattutto ho osservato sul campo, ma anche ho rubato i segreti dei grandi cercando di capire le luci usate, guardando e riguardando i loro libri. Ogni genere di fotografia, come dicevo, è interessante, infatti li ho toccati quasi tutti dall'architettura alla foto d'interni, allo still life fino ad arrivare al video che rappresenta una parte importante della mia produzione attuale. Ovviamente le video-interviste sono le più interessanti per me; cosa c'è di meglio che guardare dei visi e sentirli anche parlare! Bellissimo!
Come si fa a catturare le espressioni attraverso una foto? È solo questione di tecnica o anche personale?
La tecnica è basilare sempre, se non si conosce la tecnica non si riesce ad esprimere ciò che si ha in mente. Una fotografia nasce sempre prima nella testa e nel cuore, poi bisogna impressionarla sulla pellicola, si diceva una volta, ma su un sensore digitale è la stessa cosa, forse un po' più freddino, ma fondamentalmente è la stessa cosa. Dopo la tecnica, per quel che riguarda il ritratto o un racconto dove ci siano delle persone, fondamentale è la sensibilità, l'amore, il contatto emotivo col soggetto ritratto. Questo o è innato in una persona o è difficile da ottenerlo. La sensibilità non si impara, non è una questione tecnica, il bottone per cogliere il momento giusto si schiaccia col cuore non con le dita.
Che rapporto deve instaurarsi tra il fotografo e i soggetti fotografati per riuscire a ottenere un buon lavoro?
Con il soggetto fotografato deve instaurarsi un rapporto profondo, più si approfondisce il dialogo e l'unione tra le due parti e migliore sarà il risultato. A volte sento dire che le foto vanno rubate e che se il soggetto è in posa si perde la spontaneità, punti di vista! Io sostengo l'esatto contrario, io per cultura non rubo proprio niente, instauro un dialogo e più il dialogo è profondo e maggiore è la spontaneità. Non ho mai fotografato nessuno a sua insaputa. Lo scopo è conoscersi, dialogare. Posso dire di averlo fatto con tutte le persone che ho fotografato, forse in parti del mondo lontane l'ho potuto fare solo a gesti o guardando a lungo i loro occhi e solo dopo aver avuto il loro permesso ho interposto tra me e loro l'apparecchio fotografico. Pubblicato da ProntoPro