Il fotovoltaico e la terza rivoluzione industriale: ci parla Francesco Rinaldi

Oggi per il blog di ProntoPro, vi proponiamo l'intervista a Francesco Rinaldi, amministratore delegato di Ubiservice, Gruppo Ubisol che tratta di tematiche molto sensibili al giorno d'oggi che riguardano il nostro futuro.

IL FOTOVOLTAICO E LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

L’energia rinnovabile ha determinato cambiamenti repentini, per questo è importante il dialogo tra le partiIl boom del fotovoltaico ha rivoluzionato il settore del’energia e, di conseguenza, le abitudini di vita delle famiglie e le scelte delle imprese.Il Gruppo Ubisol è una delle imprese che possono essere prese ad esempio per ripercorrere velocemente quel che è successo nella cosiddetta green economy, l’economia verde, una definizione anch’essa di nuovo conio, nata una decina di anni fa.Francesco Rinaldi, ingegnere, è l’amministratore del Gruppo Ubisol/Ubiservice di Rimini: “Ci occupiamo di energia rinnovabile ed efficienza energetica. Attualmente progettiamo e installiamo tutti l’impiantistica elettrica e idraulica degli immobili, rendendo case e aziende più efficienti. Il primo obiettivo dei nostri progetti, tanto per essere chiari, è quello di eliminare il gas, come abbiamo fatto già dal 2009 nei mille metri quadri della nostra sede. In dieci anni di vita abbiamo portato a termine più di 2.500 progetti in 15 regioni italiane”.L’amministratore  ripercorre la storia aziendale: “Adesso lavoriamo con un sistema ampio di prodotti e installazioni. Ma siamo nati nel 2006 con il fotovoltaico, che d’altra parte continua ad essere l’installazione simbolo della green economy, sia qui in Italia che nel resto del mondo”.“Come dicevo – continua Rinaldi - , siamo nati nel 2006. Lo sottolineo perché la situazione del fotovoltaico in Italia era la seguente: nel 2005, l’anno in cui abbiamo iniziato a pensare di fare impresa, erano attivi 13 impianti fotovoltaici in tutta Italia. Ripeto: 13 impianti fotovoltaici in tutta la nazione. Incredibilmente, 4 giovani in quei mesi pensavano che quei 13 impianti dovessero moltiplicarsi e creare lavoro e impresa. Così nel 2006 nasce Ubisol, nello scantinato di casa dei miei genitori, qui in centro a Rimini (sorridendo diciamo sempre che anche noi siamo una delle aziende nate in un garage, come quelle americane ben più famose e ricche)”.“Nel 2006 la situazione si evolve – ricorda il giovane ingegnere -. Arriva il primo Conto Energia, il provvedimento sul quale noi avevamo puntato, e il fotovoltaico cresce: in Emilia Romagna nel 2006 vengono installati 206 impianti. Nel dettaglio, 18  in provincia di Rimini e 50 in provincia di Forlì-Cesena. Ancor più nel dettaglio, nel comune di Rimini in tutto il 2006 nascono 5 impianti. Arriviamo a oggi. Oggi in provincia di Rimini ci sono quasi 5mila impianti attivi. In Emilia Romagna, dai 200 impianti del 2006 siamo passati a circa 70mila. Partendo da quei 13 impianti del 2005, in Italia gli impianti sono diventati più di 700mila. Ripeto: nella nostra regione in dieci anni siamo passati da 200 impianti a 70mila”.“Con i numeri si certifica una realtà: in questo settore il mondo è cambiato. Totalmente cambiato. Non c’è stata un’evoluzione, c’è stata una rivoluzione – sorride Francesco Rinaldi -. Quando i cambiamenti sono così rapidi, non tutti gli attori riescono a governarli. Il settore dell’energia e dell’efficienza energetica è uno di quelli che attira i maggiori investimenti al mondo. E’ un ambito strategico per le scelte politiche. E’ una delle poche materie che coinvolge ognuno degli abitanti di questo pianeta: basti pensare ai cambiamenti climatici. Si riverbera sui nostri conti economici attraverso le bollette che ci arrivano a casa o in azienda. Questo per dire che le parti in commedia sono tante. Va sottolineato, però, il ruolo fondamentale di tre elementi: le imprese, la politica, la formazione”.“Noi imprese, al momento, abbiamo l’assoluta necessità di dialogare con amministrazioni pubbliche e università. Perché un mondo che cambia così rapidamente va vissuto con modalità completamente diverse rispetto al passato. Siamo di fronte – spiega il manager - a un settore che in dieci anni passa dall’essere inesistente a diventare fondamentale. Si capisce bene che gli strumenti e i metodi del passato non possono essere applicati. Faccio qualche esempio banale per spiegarmi meglio. Primo esempio: noi, come impresa, abbiamo moltissime difficoltà a confrontarci con il mondo dei progettisti. I criteri per progettare un immobile, per una nuova costruzione o per una ristrutturazione, sono completamente cambiati. L’aggiornamento professionale è complesso e comporta lo stravolgimento di abitudini consolidate da decenni. Nel tempo in cui un ordine progetta un corso di aggiornamento, probabilmente saranno arrivati sul mercato soluzioni e macchinari che rendono quel corso obsoleto prima ancora che si svolga. Insomma, siamo più vicini alle tempistiche del mondo dell’informatica che a quelle dell’edilizia”.“Secondo esempio: quello della politica – continua -.Anche in questo caso governare i processi è complesso. Amministrazioni di grosse dimensioni, come ad esempio la Regione Emilia-Romagna, hanno la possibilità di formare tecnici che si occupano di rinnovabili ed efficienza energetica con enorme competenza. Le cose cambiano per strutture amministrative più limitate. E stiamo parlando solo degli uffici tecnici. La difficoltà più grossa, poi, nasce con il personale politico vero e proprio, ossia con coloro che hanno in mano le chiavi per indirizzare le politiche di un territorio. Diciamo spesso una cosa: per fortuna siamo in Europa. Perché, tanto per ricordarlo, siamo in un paese che non ha un piano energetico. Per questo il confronto è fondamentale”.“C’è una circostanza che, comunque, governa e governerà le scelte di tutti noi almeno per i prossimi dieci anni: le risorse economiche che verranno riversate su questo settore, ossia quello dell’efficienza energetica. Per mille motivi, che forse è superfluo ricordare: dalla battaglia per le rinnovabili alla scarsità delle fonti fossili, e così via. Basti pensare solo ai 400 miliardi di investimenti programmati dall’Europa per il decennio 2020/2030. Basti pensare, per restare all’attualità, ai 900 milioni di euro del Conto Termico dell’Italia, 900 milioni di incentivi, tutti in contanti, a disposizione amministrazioni pubbliche e privati. Fondi praticamente inutilizzati”, sospira Rinaldi.“Ecco, creare rapporti e connessioni tra imprese, politica e formazione deve servire a far crescere i propri territori di riferimento. A renderli più ricchi, sì, ma non solo: significa creare benessere diffuso e migliori condizioni di vita. Opportunità e crescita. Uso un termine abusato e spero mi perdonerete: in questo settore è fondamentale fare rete – sottolinea Rinaldi -. In una parola, da sempre siamo convinti che in questi ambiti ognuno debba farsi portatore di saperi e conoscenze. Ogni parte ha un ruolo anche di divulgazione. Che non va confuso con l’informazione commerciale. Per questo abbiamo una rivista. Per questo abbiamo i canali social e on line. Per questo abbiamo un canale You Tube con quasi 200 video dove diamo spiegazioni e indicazioni, canale che registra quasi mille visualizzazioni al giorno e ha mille iscritti”.“La condivisione è la strada migliore per la crescita – conclude -. Per questo anche il ruolo dei media, come in questo caso, è fondamentale”.Ringraziamo Francesco Rinaldi per la sua disponibilità.

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