Abbiamo intervistato oggi Camillo Balossini, fotografo e appassionato delle rievocazioni storiche, che ci ha spiegato in cosa consiste questo genere e quali sono le caratteristiche che un fotografo di rievocazioni storiche deve avere.
Raccontaci di te. Come è nata la tua passione per la fotografia?
Quella per la fotografia è una passione nata circa 25 anni fa, con l’acquisto della mia prima reflex. Nel frattempo ho iniziato a lavorare come grafico per alcune aziende e questo mi ha aiutato a comprendere meglio l’inquadratura e la forza comunicativa dell’immagine.
Parallelamente all’attività di grafico, nel 2005, ho intrapreso la professione di fotografo free-lance dedicandomi, principalmente, al mondo della rievocazione storica in Italia e in Europa. Col passare degli anni, questo “microcosmo” sospeso nel tempo è diventato la mia grande passione e la mia principale fonte di ispirazione. Con essa è cresciuto anche il desiderio di conoscere e di far conoscere questo importante “patrimonio”culturale.Credo fortemente che la “rievocazione storica”, quella autentica (cioè basata su fonti attendibili e su studi approfonditi) possa e debba essere il motore per una rinascita culturale. Un obiettivo importante ed ambizioso al quale sto cercando di contribuire attraverso le mie fotografie.
Potresti spiegare ai lettori in cosa consiste la ricostituzione storica?
La ricostruzione storica rappresenta un utile strumento di ricerca e divulgazione. Frutto dell’interazione tra metodologie differenti, essa consente di studiare il passato attraverso il contributo di discipline eterogenee, permettendo di ricostruire processi, tecnologie, attività, oggetti, e riportando in vita gesti, pensieri, sensazioni proprie delle culture antiche, arricchendo il racconto storico di percezioni dirette in grado di portare il pubblico ad un contatto diretto con la realtà narrata, facendolo diventare parte attiva di una storia già scritta e vissuta.
Grazie ad un rigoroso e scrupoloso impiego di fonti storiche (scritte, iconografiche o archeologiche), rielaborate ed organizzate attraverso un continuo di affinamento della sperimentazione pratica, essa consente di ottenere informazioni facilmente trasferibili e condivisibili, fruibili a trecentosessanta gradi anche da un pubblico meno esperto e specializzato, dove teatralità e ricostruzione scientifica si fondono agevolando il processo comunicativo e contribuendo a catturare l’interesse dell’osservatore.
Come si fa ad essere un bravo fotografo di rievocazioni storiche?
Credo che per saper fotografare la rievocazione storica non basti fare una mera documentazione di ciò che si vede; il fotografo deve vivere in prima persona la rievocazione storica, diventando lui medesimo rievocatore. Cioè deve partecipare attivamente insieme agli altri rievocatori all’evento, condividere la stessa passione per la storia e l’entusiasmo nel ricostruire il passato che ci appartiene.Vuole dire anche fare bivacco con tende e fuochi per il mangiare, imparare le manovre militari, il funzionamento delle armi, saper riconoscere abiti, uniformi, buffetterie e vettovaglie filologicamente giusti. Ma non basta; deve capire quale sia la migliore inquadratura per dare maggior risalto al soggetto (rievocatore, battaglia o particolare che sia) eliminando ogni elemento moderno, decidere quando mettere in posa i “reenactors”, oppure realizzare il classico scatto rubato. Deve memorizzare, in ciascuna rievocazione, i volti dei rievocatori che meglio di altri sanno essere “attori”, stimolare chi invece, pur essendo un bravo “reenactor”, si sente a disagio di fronte ad un obiettivo.
Ringraziamo Camillo per le preziose informazioni. Potete ammirare le sue fotografie sul sito www.milloreenact.com