Abbiamo intervistato per voi Emanuele Scicolone fotografo professionista che ci racconta come è nata la sua passione e la sua attività fotografica.
Raccontaci di te stesso e della tua attività. Come descrivi il tuo stile ai tuoi clienti?
A differenza di molti colleghi non ho cominciato a fotografare da bambino, in compenso da quando ho scoperto la fotografia non faccio altro. Ho sempre con me la macchina fotografica e non mi muovo di casa senza. Seguo progetti personali che mi permettano di esprimermi nel modo più libero possibile. A livello professionale invece mi occupo di fotografia matrimoniale, di reportage e di ritrattistica. Lavoro sempre con una macchina e un 50mm. Non utilizzo flash o luci artificiali ma gestisco la luce ambiente. Fotografo perlopiù in bianco e nero perché è così che vedo il mondo: un’infinita distesa di sfumature di grigio. I miei clienti mi contattano per questo: sanno che colgo la spontaneità imprimendola con un marchio ben riconoscibile.
Qual è il genere di fotografia che preferisci e perché?
Mi piace moltissimo il reportage perché mi permette di raccontare delle storie. Non mi piace la fotografia senza un’anima, quella da arredamento. Una macchina fotografica è un mezzo d’espressione, uno strumento interpretativo, e a me serve a esprimere me stesso e ciò che mi circonda. Essendo una persona che ama raccontare, la fotografia mi permette di riassumere molti concetti in uno solo scatto.
Ci sono moltissimi fotoamatori. Cosa distingue un professionista da un amatore?
Un professionista dovrebbe offrire delle garanzie rispetto all’amatore, ma non è sempre così. Oggigiorno la fotografia è accessibile a tutti e per molti è solamente uno dei tanti modi per arrotondare lo stipendio. Ma la vera distinzione è tra l’essere un fotografo e il fare il fotografo. Talvolta le scelte professionali rischiano di farti diventare solamente uno dei tanti che vende fotografia per avere uno stipendio. Per questo da qualche anno ho deciso di prendere solamente alcuni lavori selezionati. In questo modo posso continuare a garantire una certa originalità senza compromessi.
Un ultima domanda per concludere (e sorridere un pochino): pellicola vs digitale. Hai usato entrambi? Cosa ne pensi del fascino della cellulosa?
Ho usato e uso entrambi. Personalmente amo moltissimo l’analogico, mi piace l’idea di avere uno strumento meccanico privo di tecnologia, che non ha bisogno di batterie per funzionare e che offre solo quello che serve per fotografare. Finché un’immagine digitale non viene stampata (se viene stampata… ) è solamente un file di informazioni, un qualcosa di astratto interpretato da un computer. Nell’analogico tutto è materico, non c’è niente che non si possa toccare con mano: è tutto così profondamente umano.Ringraziamo il fotografo Emanuele Scicolone per l'intervista per ProntoPro.